Marinella ha il dono artistico della fascinazione, perché realizza i suoi nuovi progetti in maniera mai ripetitiva col passato, sempre differente da una precedente se stessa eppur intimamente coerente. È dotata di una straordinaria sensibilità pluridisciplinare sicché ogni progetto, che si impegna a portare a termine, ci appare facilmente, ed elegantemente, accattivante pur nella evidente complessità. Il suo agire artistico si direbbe dominato dalla leggerezza. Qui il termine leggerezza va inteso come alito, aura intellettuale che sempre, psicanaliticaménte, inneggia all’elevazione, al volo, all’impalpabilità dell’aria. Marinella è artista a tutto tondo, pittrice, narratrice, poetessa di squisita sensibilità: le sue realizzazioni, le scritture narrative e poetiche, i segni pittorici e quelli grafici, le installazioni, tutto in Marinella ci appare sempre modernamente aggiornato, pur senza mai manifestare il bisogno di una rincorsa immotivata alle mode dell’ultima ora. L’impressione è che Marinella osservi le complesse dinamiche tematiche del presente (leggerezza non è sinonimo di disimpegno)1 da un osservatorio distaccato, in cui il tempo perde consistenza. Quando le diverse esperienze, poetiche, narrative, pittoriche, si uniscono e magari sconfinano nell’ oggettualità delle installazioni, la leggerezza mai si esaurisce, mai viene meno seppur la materia tridimensionale pretenda dall’aria, dallo spazio vuoto, un tributo inevitabile.2 Nella sua ammirevole vicenda artistica, Marinella Galletti mai ha smesso di “ricercare”, sempre aperta all’entusiasmo di nuove dimensioni, sempre obbediente al dogma di una creatività senza briglie disciplinari. Basterebbe qui ricordare alcune sue esperienze performative negli anni ottanta quando ha posato ed interagito con l’obbiettivo di quell’insuperato trickster della fotografia e dell’arte italiana che è stato Bruno Vidoni.3 Oggi Marinella presenta un progetto espositivo, Figure della danza. Dipinti e musica, che lascia affascinati per l’intrinseca provocatoria contraddizione di cui è portatore. La danza è movimento simbiotico alla musica (e viceversa) ma pittura e musica non sono fra loro direttamente relazionabili. Musica e danza si diffondono nello spazio, ma la pittura può solo costringere la danza a farsi simulacro visivo imprigionato in uno spazio bidimensionale. Le figure della danza dei dipinti gallettiani diventano allora “qualcosa d’altro” e le danseuses diventano le note di un immaginario pentagramma, inseguono le figure retoriche della poesia (slancio, amore, viaggio …), vanno alla ricerca di arcaismi mitici e archetipici, sono metafore visive condannate alla immobilità. Marinella stravolge l’essenza intima della danza e impone alle sue figure la costrizione bidimensionale di un foglio ligneo o di una tela. Poi, come pentita, Marinella chiama a sé il suono di un amico musicista e lo costringe ad un’impresa impossibile, apparentemente irresponsabile, forse degna di una fiaba di magia: risvegliare dal loro immobilismo sordo i corpi congelati dal/nel segno. Marinella Galletti impone al visitatore della sua mostra una prova difficile: deve infatti essere la fantasia di chi varca la soglia dello spazio espositivo ad animare le figure di danza, immaginando una sorta di cartone animato psichico, dove i corpi prendono vita e si staccano dalla parete, escono dalle tavole lignee e dalle tele, grazie alla vivificante azione sonora del sax insinuante di Alessio Alberghini. Le fantasie più estreme possono, si sa, sconfinare facilmente nel Caos e generare incomprensione. Sono certo, invece, che il sogno danzante, audace e aggraziato, e persino per molti aspetti esoterico, che Marinella Galletti mette in scena nella ferrarese Galleria del Carbone sia destinato a catturare i suoi visitatori. Rimane da dire, che questo catalogo offre alle danzatrici di Marinella Galletti anche una ideale tentazione video-cinematografica, giacché l’impaginazione grafica, curata direttamente dall’autrice, mette in scena addirittura un effetto di … pseudo moviola, che l’esposizione in galleria non può permettersi. Si direbbe che Marinella, stia già pensando di far piroettare le sue figure ben oltre l’esposizione al Carbone, magari ipotizzando proprio un abbraccio con i linguaggi del cinema.
(Febbraio 2018) - Pubblicato sul volume Figure della Danza
1 Esemplare, in questo senso, il romanzo Gli stormi del cielo, Firenze, Firenze Libri, 2011, un percorso di droga narrato con realismo, ma con una prosa che riesce ad essere al tempo stesso agile e delicata.
2 Per cogliere la “leggerezza” che Galletti infonde alle sue opere rimando esemplificativamente alle installazioni Corolle Giganti, realizzata nel 2000, presso Rocca Stellata di Bondeno (FE) e Gemme, realizzata nel 2008, presso Museo Magi 900 (Pieve di Cento (BO).
3 La collaborazione fra Marinella Galletti e Bruno Vidoni (1930-2001) è stata oggetto di recente considerazione nel volume Bruno Vidoni. Orlando le guerriere e il cavaliere inesistente, a cura di G. Gadda, E. Rinaldi, R. Roda, Mantova, Editoriale Sometti, 2016, pp. 53, 66. È stata ricompresa anche nella mostra Bruno Vidoni. Les magies d’Alcine et d’autres fantaisies photographiques esposta in Francia al Musée Boudou di Ste Eulalie d’Olt (estate 2016) e alla biennale di Villefranche de Rouergue (primavera 2017). Cfr. Bruno Vidoni. Les magies d’Alcine et d’autres fantaisies photographiques, Mantova, Editoriale Sometti, 2016, p.23.