Il sociale – la tossicodipendenza come espressione del disadattamento – ispira l’artista Marinella Galletti, di professione insegnante. Non c’è, però, alcuna traccia di enfasi pedagogica in questo racconto lucido e anticonsolatorio che ritrae un trentenne cinico e disilluso, votato all’autodistruzione. Apparentemente integrato - un posto fisso, gli amici, la ragazza – il protagonista non vuole rinunciare a ciò che sembra essere la sola ragione di vita, l’eroina, e mente a se stesso e a chi vorrebbe aiutarlo a disintossicarsi.
Al termine di un lungo calvario, che lo condurrà ad agire fuori della legalità, spacciando e rubando, Lago si renderà conto di essere giunto ormai ad un punto di non ritorno.
L’Autrice si serve di un linguaggio secco ed incisivo per scolpire un personaggio sfrontato quanto sensibile, impermeabile alle istanze di una società ipocrita che si nutre di falsi miti.
Con realismo sono dipinte anche le figure di contorno, il luciferino Zac e la dolce Pam, testimoni di una discesa nell’incubo da cui Lago potrà salvarsi solo quando la speranza avrà fatto breccia nel suo cuore.