Parole che si fanno immagini, immagini che si fanno parole nel cielo della visibilità poetica.
Sospesa tra poesia e figurazione Marinella insegue angelicamente ipertesti del corpo e della mente, del mondo e della vita.
Ipertesti che tengono uniti sacralmente messaggio iconico e messaggio verbale.
Ipertesti che fanno toccare sensi superiori, sensi profondi.
Allora si susseguono “Tragitti e ritratti”, “ Città trasparenti”, “Paesaggini del cielo”, “ Esplorazioni”, “Piccole velleità”, “Vocalità”, in una sorta di iconografia – iconologia del quotidiano collettivo.
Icone, figurine, graffiti tra meraviglia e realtà di una sofisticata infanzia fatta adulta.
Microcosmi dell’ immagine.
Marinella costruisce un suo personale museo iconografico, fatto di piccoli box, “a plat”, bidimensionale, e inserisce piccole esistenze quotidiane in un tumulto di immaginette, come ex-voto postmoderni.
Il riferimento espressivo è l’ icona bizantina, intesa non come semplice oggetto d’ arte, la cui arte è marginale in quanto funzione di qualcos’ altro, ma in quanto contatto col sacro, teofania, epifania, ipertesto.
Ipertesto come multimedialità che si risolve nel segno pittorico e nei colori delle forme.
Il naturale combinarsi dell’ icona con il graffito come distillato figurativo, permette all’ anima di Marinella di esplorare il mondo delle immagini, delle sensazioni e delle teorie, in un “trip”, in un viaggio di ludica iniziazione ai segreti delle cose e delle vite.
Sono viaggi già fatti in “un sogno di rovescio”.
Si visualizza un filmico discontinuo della mente che offre parole di figure e figure di parole da sfogliare con gli occhi che scorrono per connettere una significazione che identifica.
L’ immediatezza segnica dell’ acrilico sulla tavola lignea si fa essenziale nel nero tracciato ondeggiante sul cielo bianco della pagina scritta.
E’ una esaltazione della “sottilità” dove “anime sottili” dai “cuori sottili” si muovono in fondali di cielo impalpabile alla vista.
Corpi che diventano anime di se stessi.
Il cielo, presenza costante nei lavori di Marinella, è lo sfondo mentale al succedersi filmico degli avvenimenti rappresentati.
Approccio “evenementiel” con il quale la mente dell’ artista manipola in movimento frammenti, tracce di quotidianità in un “Continuum”.
E’ un “trovare, provare sull’ onda del cuore con amore”.
E’ un parlare di “segreti che non siano segreti né si diano in pasto al destino”.
Marinella apre il cielo del suo “entroterra”.
La sua sottile anima “concreta” esplora il mondo da finestre attraverso le quali gli angeli ci guardano dal loro mondo diverso che rende diversi coloro che sono guardati.
L’ iconografia diventa angelografia.
Angeli paleocristiani delle pergamene e angeli leonardeschi e michelangioleschi, caravaggeschi, e un angelo che suona il violino e un angelo con la spada purificatrice.
Angeli che rifrangono resti di veglie percettive su antichi fatti artistici come citazioni di immagini di sé.
L’ angelo è il messaggero, mediatore iconico e simbolico.
Struttura che connette il “pleroma”, il mondo materiale, e la “ creatura”, il mondo vivente, del pensiero agnostico, analogo all’ “ananke”, la necessità della Grecia antica, e al “karma”, la legge universale di causalità dell’ induismo e del buddismo.
Struttura informazionale ovvero un’ interfaccia che elimina il concetto impenetrabile di limite introducendo il concetto di frontiera che mette in comunicazione due mondi diversi.
Ciò che è coincide con ciò che può essere.
Infatti gli angeli “hanno gli ori e i …tesori” e fanno sì che le teorie sguscino “tra plastica e cielo”.
E danzano con un volo magico nel tempo passato-presente- futuro con ironica levità.
Danza dell’ arte e della scienza come ritmo dell’ origine delle cose nello spazio distaccato della libertà.