Giorgio Celli, presentazione del libro GLI STORMI NEL CIELO, Mercoledì 13 aprile 2011, Sala Zarri, Palazzo del Governatore, Cento (FE
Conosco Marinella Galletti da molto tempo, ho anche presentato alcune sue operazioni pittoriche, alcune sue mostre. Infatti la conoscevo in questa dimensione: sapevo che è un’ artista visiva. Improvvisamente ho scoperto che il suo impegno ha anche un’ altra valenza: quella, per l’ appunto, di scrittrice. Mi ha telefonato, mi ha chiesto di dire qualcosa sul suo libro, me lo ha spedito perché lo leggessi ed ora eccomi qui con voi.
La prima cosa che bisogna considerare quando si è di fronte a un’ opera letteraria, e precisamente a un romanzo, è “che cosa l’ autore voleva fare”, perciò mi sono subito domandato perché Marinella abbia scritto questo libro.
Ho cominciato a leggerlo e il suo progetto mi è stato subito chiaro...
...Dovete sapere che la scrittura è una specie di rocca polimorfica in cui coesistono tantissime scritture, tanti modi di scrivere almeno quanti grandi scrittori ci sono. Di fronte ad un’ opera letteraria, ci si pone, principalmente, una domanda che esamina due aspetti, e cioè se “l’ opera è collocabile nel contesto di un solo rapporto diretto, o indiretto con la vita”.
Ogni racconto è un racconto di vita in qualcosa … di una persona, di un animale … magari anche di un uragano … pensate, è stato scritto un romanzo da un autore americano in cui il protagonista è proprio un uragano, e precisamente questa emergenza metereologica.
Allora, in questo caso, il racconto è un racconto di vita, ma di che natura può essere la scrittura?: può tentare di simulare la vita, oppure può tentare di decidere che la vita è una cosa e la scrittura è un’ altra.
La scrittura è qualcosa che riguarda la vita solamente attraverso una lente, altrimenti è una trasfigurazione, un labirinto e, per l’appunto, una scrittura che si allontana dal “parlato”.
Che tipo di scrittura ci presenta Marinella?
Una scrittura che si avvicina al “parlato”: Marinella tenta di far coincidere la letteratura con la vita.
Pensate, questa è una delle aspirazioni dell’ arte fin dal secolo scorso, di fare coincidere la letteratura con la vita e fare della letteratura una forma di vita. Che cosa significa rispetto all’ uso della lingua?
Quando vuoi far coincidere il “parlato” con la vita, devi far sì che quello che scrivi somigli molto a quello che viene detto nella vita.
Leggendo il romanzo di Marinella, avrete l’ impressione di essere nei luoghi più comuni delle vostre frequentazioni: nei caffè sotto casa, quando vi servono il cappuccino del mattino, nell’ ufficio,
nella fabbrica, un po’ ovunque, nella piazza, in compagnia con amici, linguaggio usato in questo tipo di letteratura.
Io ricordo che nella guardia storica del dopo ‘63, Nanni Balestrini era un poeta che aveva deciso di fare un romanzo di vita: aveva registrato i discorsi degli operai della Mirafiori e li aveva trascritti per quello che erano. Un romanzo dal titolo “Vogliamo tutto”: era ciò che si diceva ne 68, di volere tutto e subito…
Marinella, quindi, descrive la vita, ma detto ciò, non dovete pensare che Marinella abbia preso il “parlato” e lo abbia messo lì, sarebbe troppo ingenuo: si tratta di una simulazione attenta e puntuale di quello che è il “parlato”: il “parlato” simulato.
Un esempio nell’ arte è dato dai disegni di Paul Klee, disegni come quelli dei bambini, che non sono in realtà disegni di bambini, ma di un adulto, un artista che imita i disegni dei bambini per ricondurci a un’ infanzia ritrovata. Lo stile che Marinella usa è lo stile di una conversazione ritrovata. Somiglia molto alla conversazione reale della vita, ma non lo è, poiché è una finzione di conversazione.
Un romanzo, quello di Marinella, raccontato in prima persona.
Scrivere in prima persona un romanzo è un impegno forte, perché “la prima persona” deve rendersi sempre più trasparente, ma, essendo lui che parla di sé, è molto difficile che possa ottenere questa trasparenza, perciò come personaggio risulta sempre un po’ enigmatico. Il personaggio che Marinella ci descrive è quello che, secondo una locuzione di Pasolini, potrebbe definirsi “un ragazzo di vita”, o meglio un giovane, venticinque anni circa, che ha un lavoro che non gli interessa, che fa con malavoglia per sbarcare il lunario. Ha come ideale solo quello di far soldi, ed essendo egli vuoto di ideali e di progetti, proprio questo è agghiacciante, l’ assenza di progettualità, l’ assenza della necessità di progettare un futuro in cui proiettarsi, resta sospeso nel vuoto, un vuoto che è se stesso. Un vuoto in cui perseguire, come unica strada per cercare di sopravvivere al vuoto stesso, il ricorso alla droga… Il comparire del demone diffuso, la droga, demone che suggerisce l’ uso continuato della droga come unico modo di ottenere emozioni che vadano al di là della banalità di come si conduce la propria vita.
E’ quindi la storia di un giovane del nostro tempo, disincantato, senza ideali, vuoto di tutto, con amici con i quali stabilisce dei rapporti tra rivalità e competizione, incomprensione, incapacità di scambiare affetti reali. Rapporti di famiglia che non esistono. I soli luoghi di frequentazione: bar, oppure dove circola la droga. I rapporti con le donne estremamente effimeri, incapaci di sfociare in qualcosa di concreto, in un rapporto vero e proprio, restano frequentazioni sfuggenti, episodiche, ambigue, senza intenzioni reali.
Un personaggio che potremmo chiamare amaramente un eroe dei nostri tempi: lo incontriamo ovunque, nei bar, sugli autobus, ci sfiora per strada. Uno di noi che sta con noi e tra di noi.
Descrizione di un personaggio quanto mai puntuale, che viene fuori perfettamente, e se lo scopo di ogni romanzo è quello d creare una persona che prima non esisteva e dopo esiste nell’ immaginario collettivo, direi che lo scopo è stato raggiunto in modo felice da Marinella. Dopo aver letto il suo romanzo, sappiamo che questa persona ora esiste e lo riconosciamo … in molte persone che incontriamo per strada e nei molti luoghi probabili o improbabili.
Un tempo si diceva che ogni opera letteraria porta un messaggio, se questo fosse vero avremmo molte opere che ne sono prive, anche opere di elevata taratura…
Ancora oggi, leggendo un romanzo, ci chiediamo sempre se esiste qualcosa che assomigli a un messaggio, anche se non è necessario trovarlo. Qui il messaggio si trae dalla considerazione che una vita di questo tipo è una vita intollerabile. Quindi, il protagonista, se vivrà, alla fine del romanzo,non lo sappiamo, ma ci diciamo che dovrà cambiare, perché una vita di questo tipo può essere solamente un frammento di vita, non può essere in alcun modo “la vita”. La soluzione a questo frammento intollerabile di vita mostra due sole possibilità: il cambiamento, oppure la morte. Perciò tendiamo ad immaginare il cambiamento come vera necessità, uscita da questo stato di cose.
Vorrei ancora aggiungere che si tratta di un romanzo pessimista. La differenza tra pessimismo e ottimismo, solitamente si dice che il pessimista è meglio informato e devo dire che, sulla diagnosi del nostro tempo, Marinella è molto bene informata.