Gabriele Turola, testo pubblicato su Art Leader n. 41 dicembre/febbraio1998/99
L’ artista ha già esposto, riscuotendo ampi consensi, fra l’ altro nella mostra “Rapido Fine” presso l’ ex Calzaturificio Zenith di Ferrara nell’ 86, alla “Biennale Giovani” presso il Palazzo delle Esposizioni di Faenza e nello spazio interno del Planetario di San Giovanni in Persiceto, nel 97.
L’ attuale rassegna propone installazioni composte di moduli metallici su cui le sequenze di pittura (acrilici) e di graffiti, intese come scene di films d’ avanguardia, danno luogo a un’ ipotesi di arte trainante simile a un viaggio in spazi siderali, che poi, in fondo, possono essere anche terrestri, ovverosia un’ arte come esplorazione del segno e del sogno.
Marinella Galletti ha maturato l’ intento di scoprire una nuova geografia, un microcosmo poetico di segni che lievitano nell’ aria riallacciandosi anche agli angeli di Chagall, ai graffiti americani tracciati sui treni delle metropolitane, inoltre introducendo nella pittura una componente musicale, quella del blues, per cui il colore diviene un’ icona danzante senza distinzione fra pittura e disegno in quanto l’ artista disegna colorando e viceversa.
Marinella Galletti non indulge in particolari effimeri, cerca l’ essenzialità senza lasciar spazio a nessun capriccio del caso, il segno è guidato da un impulso interiore che proviene dai primordi della memoria. Il suo desiderio di proiettare all’ esterno una misura e un senso di armonia la spinge a servirsi di un segno graffiante che evoca cosmi ordinati, non travolti da un caos, caleidoscopi di volti umani che si intrecciano e che si sfiorano tra loro, quasi sospesi nello spazio e sottratti alla forza di gravità. L’ idea del volo e della “leggerezza” esistenziale ritorna nel motivo degli angeli ironici, già affrontati nella mostra “Angelofanie”, allestita presso la Pinacoteca Civica di Cento, nel 97. Queste figure e altre, cariche di simboli ancestrali, recuperano l’ empito espressionista di Emil Noldee, seguendo una linea ideale, si ricollegano alla lezione della Transavanguardia, di Enzo Cucchi, per esempio; tuttavia nella Galletti riscontriamo una componente ludica e affabulante che la porta a cercare una forma di interazione, di arte multimediale in cui il linguaggio del fumetto, del cinema e della pubblicità si fondono dialetticamente. Come nei cartelloni dei cantastorie, le scene suddivise in riquadri si prolungano le une nelle altre in sequenze cinetiche evidenziando la volontà di comunicare l’ armonia del cosmo attraverso un racconto che ha fatto tesoro della tradizione degli antichi testi.
Ecco così le citazioni scientifiche, la teoria del sistema tolemaico, errata ma poeticamente suggestiva, il concetto di un “infinito immobile”, la via lattea ci rimandano all’ idea del “big bang.
Iniziale, come indica il titolo di un’ opera, agli albori del mondo in cui si scoprono le cose per la prima volta con lo stupore estatico di un fanciullo o di un abitante di un altro pianeta che esplora mondi a lui sconosciuti. Le forme primordiali della Galletti ribadiscono l’ intento di fare tabula rasa, di partire da zero per rinnovare la linfa della pittura e per introdurre e per introdurre in essa nuovi fremiti, nuovi messaggi. Il titolo stesso della mostra “Missili & Icone di città” evidenzia il proposito di collegare il passato con il futuro, l’ arte arcaica con la fantascienza. Come non pensare, infatti, alle icone bizantine ieratiche e spinte ai limiti della pura astrazione formale in cui ogni elemento naturalistico diviene puro pretesto pittorico? Così, lo spirito di questa rassegna consiste nella creazione di linee sottili, di graffiti icastici intrisi di istinti primordiali, ma anche protesi verso nuove civiltà in cui la forza catartica e creativa dell’ arte e l’ approccio gioioso del cosmo potranno assicurare effetti positivi.
L’ arte di Marinella Galletti, arcaica e fantascientifica ad un tempo, ci propone un’ iconografia originale in cui la sintesi fra passato e futuro, fra scienza e fantasia, fra linguaggio colto e segno primitivo è bene simboleggiata dalla figura dell’ angelo, del missile, degli astri, del segno danzante, emblema di una ragione superiore che guida le nostre coscienze verso l’ alto, verso un’ ascesi laica in cui l’ Universo riacquista il suo stupore e la sua luce originaria.