Franco Patruno, testo per il catalogo COROLLE GIGANTI (2000)
Ci son disegni che raccontano la vita. Non è solo la consequenzialità narrativa del fumetto che sa ricostruire una storia, a qualsiasi genere appartenga: la fabula immaginata forse è inscritta nell’ arte in quanto tale e nella sua struttura diegetica. Uno storico e semiologo dell’ iconismo ha ipotizzato che, anche nelle formalizzazioni più lontane dal dato percepito ( Filiberto Menna parlava di “aniconicità”), ci sia sempre e comunque un incipit che recita: “E’ la storia di…” Per Marinella Galletti “è la storia di…” risulta particolarmente significativo, quasi una poetica non sempre implicita perché spesso voluta ed amata. La fabula può avvolgere una parete o distendersi in sequenze interagenti che costruiscono un proscenio da recepire nella sua globalità o, secondo antiche percezioni che precedono la “Gestalt”, di quadro in quadro, di disegno in disegno.
Oserei dire che questa lettura “prescientifica” è la più adatta a seguire i percorsi di Marinella, anche se una veduta “in campo lungo” ambienta lo sguardo prima di una lettura narrativa. Esemplifico. C’ è un dato scenografico che è preventivato, quasi sceneggiato sempre in anticipo, che fascinosamente aiuta ad “entrare” nell’ atmosfera della fabula. Altre volte, la struttura espositiva (moderna, medievale, all’ aperto…) suggerisce la messa in scena complessiva; in questo secondo caso, l’ artista contese deve riorganizzare il percorso predisposto o definirne uno inedito, con conseguente dopo lavoro notturno pre-inaugurazione: La fabula, ogni volta diversa perché diverso il proscenio, mantiene materialmente i soggetti o le singole storie, ma muta la sua interpretazione, quasi modificandone i tratti già conseguiti. E’ suggestivo questo “effetto esposizione” perché valorizza le opere senza esporsi alla totale compiacenza della sola messa in scena. Più particolarmente: se un dato esistenziale (un ricordo, un’ angoscia patita, una gioia vissuta) permane come costante del racconto, autrice e spettatore insieme ne modificano non solo la ricezione ma l’ atmosfera nella quale tale dato si è svolto o è stato riattualizzato nel segno e nel colore.
Un’ altra notazione, non di poco conto: Marinella Galletti è raffinata cultrice dei rapporti spaziali. Proviamo a trovare, come critica vuole, i riferimenti storici? Siamo tra Rodari e Calvino, Munari e Klee. Non sono inconciliabili i singoli mondi: Rodari e Calvino sono la costante della fabula detta sulla pagina dopo averla recitata per telefono o, in situazioni sicuramente più storicizzabili nella storia della letteratura, i mondi ipotizzati come surrealtà che toccano la radice del cuore umano. Munari e Klee: dal modello spaziale in continua decostruzione e ricostruzione al filo di segno che, segmentato o continuo, “agisce allo stesso modo in cui agisce la natura”, per scomodare il grande Aristotele.
Modelli arditi? Ma non è familiarmente ardita la fabula di un artista che nel disincanto gioca con il proprio passato? O con il proprio futuro, naturalmente.