Francesca Govoni, testo per EVA E ADAMO di Marinella Galletti, presentazione 14 Gennaio 2010, Biblioteca Bassani, Ferrara
"Visitando isole unite da ponti" -Già nella prima pagina del testo, si coglie lo stile conoscitivo dell’autrice: lo sguardo, rivolto fuori e dentro, rivela ciò che è: soggetto e oggetto, pur distinti, si uniscono in modo fondamentale nell’emozione del ricordo, che consiste in una presenza, che ama l’assenza.
Una misteriosa tensione cosmica, come l’ha definita Alfonso Lentini, pervade questa forma di conoscenza, poiché i frammenti sparsi della vita vanno spasmodicamente alla ricerca di una unità perduta, che riguarda l’individuo come “uno” all’unisono col cosmo, pure ”uno”, frantumato però nello spazio e nel tempo.
Persona e paesaggio si compendiano e si confondono l’uno nell’altra, pur nella disparità e difformità che è incolmabile, come nella coscienza lo è il senso del limite rispetto all’infinito. Sussiste, tuttavia, una tensione di quello verso questo, tensione che aumenta lo spessore dell’essere, del nostro essere umani, ad una condizione: alla condizione di amare.
In questo splendido piccolo libro, la cui brevità mi richiama la lezione di Italo Calvino sulla “leggerezza”, si parla di amore, ma non si tratta di un romanzo, è troppo breve, e neanche di un racconto: non c’è una vera e propria storia, non vengono presentati dei personaggi definiti. E’ allora un saggio filosofico? Nemmeno.
In realtà c’è una storia d’amore, poiché c’è una lei, c’è un lui, ci sono elementi narrativi e descrittivi inframmezzati tra una prevalenza di giudizi e riflessioni.
Se dovessi definirlo io questo genere, lo chiamerei un “testoeuristico”, poiché è una breve intensa ricerca per scoprire “CHI SIAMO”, una ricerca che si svolge sull’onda delle percezioni sensoriali, che danno vita ad una ricchezza di immagini concrete, e sull’onda delle percezioni mentali, da cui nascono le varie riflessioni analitiche e sintetiche.
Non a caso i protagonisti simbolici sono Eva e Adamo, il prototipo dell’umano secondo le Scritture, osservati da un punto di vista al femminile.
L’autrice nel primo segmento del testo parte dalla consapevolezza del ”QUI ed “ORA”, dove cosa e persona si rivelano l’una all’altra. Gli occhi sono il veicolo, il cuore l’accumulo delle percezioni del reale : Cuore uguale a Memoria, in continuo mutamento, e il Ricordo è rivelazione dell’ Assente, esattamente come il rimando continuo dell’esperienza reale d’amore, esperienza fondamentale.
Il primo senso percettivo che entra in gioco è la vista, poi entra in scena l’udito ed esplode il “boato”, la voce ”sospesa tra inizio e fine”, l’esperienza d’amore: questa rivela l’infinito, ma contemporaneamente anche la coscienza del limite, la presenza di poli opposti: c’è un IO e c’è un TU, poi c’è un DOVE … Nessun luogo è esaustivo ed in grado di contenere esattamente i soggetti, ogni luogo può solo essere attraversato, consentendo tuttavia l’esperienza che permette di crescere, ad una condizione però, che si continui ad amare.
Esplode dunque la forza della NATURA, l’atto di amare.
E dopo lo SPAZIO, si rivela la natura del TEMPO.
Il tempo è soprattutto presenza, e, non a caso entra in azione un terzo senso: il tatto.” Ci scopriamo quali sculture”.
Qualcosa accomuna la natura del Tempo e del Cuore, continuo flusso e possibilità stessa del divenire: la loro assonanza e somiglianza viene espressa con la ripetizione di un verso.
Dopo aver individuato la prima “situazione perfetta”: “siamo qualcosa da vivere come un’esplorazione” e dopo aver appurato che al loro culmine le esperienze d’amore “accrescono ciò che siamo”, ecco una nuova scoperta: nel pensiero invisibile LUI “è un’idea ricorrente e perfetta”, mentre nel mondo reale LUI “si dissolve come creatura imperfetta”.
Siamo al centro del testo dove esplode il senso della ricerca: ”cercare quel che veramente siamo, in qualunque modo amiamo”.
Da qui il compito di ciascuno: superamento della quotidianità, di se stessi per poter essere completamente se stessi. Ecco la speranza, lo scopo dell’agire, dell’amare, del divenire oltre la necessità: accrescere il proprio “spessore”.
Noi siamo una ”somma di tracce lasciate da persone, presenti e assenti, imperfezione di ciò che siamo”, una somma di “divergenze”, “comprese o escluse”, che si compattano se, e solo se, amiamo.
Con la consapevolezza dell’imperfezione, “l’orizzonte universale” diviene “orizzonte parallelo”, coscienza della distanza irraggiungibile, ma, nel percorso inesausto dall’ “infinito” al “limite” e viceversa, ci è concesso il privilegio di vivere e di sentirci vivi, di sperimentare la nostra capacità di scelta: solo con l’amore viene restituita a ciascuno la propria libertà.
Le ”ragioni della natura” coincidono con la “natura delle ragioni” che tengono insieme i due amanti simbolici: la natura è interazione di “contemporaneità viventi” e “l’io profondo” delle cose coincide con la volontà di vivere, che continuamente si compie e si consuma attraverso l’atto di amare.
La forza della natura fa male?
Con questa domanda senza risposta l’autrice ci fa balenare la immensa forza di conservazione della natura che contempla l’assalto, la consumazione e la ri-creazione. In definitiva nell’amore, che avvolge e travolge, è insita una forza di trasformazione che si sperimenta anche come dolore, come abbandono del proprio io passato.
L’incipit del libro parte dalla possibilità di conoscere attraverso l’evidenza del reale, ma il continuo mutare del cuore crea l’impossibilità di rimanere sempre uguali a se stessi, questa consapevolezza fa nascere il dubbio; nel finale si dice: ”io non so”, nel senso che non posso prevedere il futuro, non so se l’amore che si è materializzato in un io e in un tu, qui ed ora, possa durare per sempre. L’amore è sorpresa, ci coglie all’improvviso, è libertà. L’importante è che ci sia!
Se osserviamo la forma del testo, la prima fondamentale caratteristica è il fatto di essere preceduto da opere visuali, che in realtà sono sculture, poiché occupano uno spazio tridimensionale. Esse rappresentano come dice Lentini, “l’idea dell’opera come oggetto polivalente e prismatico, edificata su un procedimento di scomposizione” che ha una scansione modulare. Questa scansione si ripete anche nel testo, articolato in 27 moduli suddivisi in 9 facciate. Questi numeri: 3 - 9 - 27 richiamano forse l’idea di perfezione, hanno un significato simbolico ?
A me personalmente appaiono come strofe di una poesia.
Le parole in grassetto, come le sillabe o vocali a dimensione più ampia evocano la realtà e accrescono il valore della parola avvicinando il lettore al mondo poetico della scrittrice.