Fabio Michieli, recensione per DENTRO ALLE FONTI pubblicata su Alleo, aprile 2008
«Corpo di pietra / massa di cuore / motore di fuori. / Un filo d’acqua / spegne l’attrito. / Azione di forma / tras-formazione / neo-formazione / immaginazione / di una possibile / visiva in-azione / del marmo nelle / vie della città.» (Oltre la massa, p. 29). La poesia di Marinella Galletti prende le mosse (perché forse è un tutt’uno) dalle sue installazioni artistiche, perciò non stupisce, una volta scoperto questo aspetto della sua vita, vedere prima ancora di leggere come non si sia messi di fronte a una disposizione dei versi consueta.
Le sue poesie assomigliano piuttosto a delle steli di marmo bianco o a delle installazioni verticali di bronzo dorato; in ambo i casi le parole sono incise in modo perfetto sicché se ne colga da subito la forza con la quale esse si conquistano uno spazio, anzi no, lo spazio («È massa è materia / è conoscenza tattile / è luogo delle idee di / un giorno ripensato / dopo che un altro si / è espresso. È forma è linea dell’acqua / che ha scavato. Un / pozzo una galleria / laboratorio del fare / ricreando opere ad / uso di parola nata. / Di terra di argilla / di marmo granito. / Materiale ripensato / dopo che un altro / in forma si è arreso. / Di pietra di roccia. / Di acqua che lava. / Di aria che asciuga.», Euristico nel farsi, p. 27; e prima ancora «Sul manto di porpora / rossa sul diametro di / superfici senza unità / di misura né calcolate / lunghezze o perimetri / d’improvviso scendo. / Non ho cognizione di spazio / lo impongo lo / tengo esibito nell’aria / distesa discesa di sotto. / Con grande vitalità lo / saccheggio lo spremo / lo faccio mio territorio / di sfide da spendere al / vento per dare colore / agli affacci del mondo. / Comprendo le forme / corolle sul corpo sul / corpo di steli del fiore. / Comprendo quel fiore.», Alla riva del fiore vado…, p. 11).
La lingua della poesia di Marinella Galletti tende a seguire una sorta di discesa verticale dei significati; un inseguimento più rematico che tematico: vocaboli rinnovati e caricati di nuovi significati nel loro riproporsi nel breve arco di spazio/tempo. È però il ritmo l’elemento che ci restituisce la poesia; è il ritmo a riconsegnarci alla poesia anche quando nel seguire i limiti posti dai punti fermi crediamo di essere stati spostati sul versante della prosa poetica. No! Siamo lettori di poesie ancora una volta. Lo sperimentalismo di Marinella Galletti non è perciò una fredda pietra perfettamente squadrata dove il testo ha dei margini che sembrano calcolati con precisione grazie a un programma di videoscrittura. No! La scrittura si conquista uno spazio per non essere eccessiva; riporta visibilmente così l’operato di una ricerca, forse anche sofferta perché sacrifica la comodità di una costruzione più tradizionale, di una forma più indulgente verso il lettore.
Le ventuno poesie che compongono Dentro alle fonti sono divise in sette sezioni oserei dire più con “perfezione” numerologica che non con matematica precisione: 3 per 7, ossia il numero perfetto moltiplicato per il numero che porta all’infinito della tradizione biblica. Come a voler dire che ciò che governa e regge la forma costretta nel suo spazio assegnato/conquistato dalla scrittura è il tempo (come bene dice Carla De Bollis nella Postfazione), e forse più ancora la resistenza al tempo («Ha le mie forme le mie / movenze il mio destino. / Destino uguale obiettivo / meta destinazione luogo. / In tutto coincide anche / nel carico da condurre. / Carico come veicolo per / attrezzi mezzi materiali. / Luogo destina veicolo / mezzi cedono obiettivo / materiali dicono forme / attrezzi affinano curve. / Affinano il mio destino / nel volume del mondo. / Dotata del corpo della / viva materia in itinere / del formarsi e decifrarsi / sono responsabile di un / bene che ha forma ed è / ulteriore al modellato. / Vastità del motore del / creato indecifrabile via.», Nella forma il destino, p. 16).
Quello offerto da Dentro alle fonti è un buon esordio per una voce che ha trovato un nuovo spazio d’espressione dopo l’arte visiva, nonché un alto riconoscimento con la vittoria della ventesima edizione del Premio di Poesia Lorenzo Montano.