Azzurra Immediato, testo pubblicato sul catalogo "Nel Segno del Contemporaneo" maggio 2016 - Galleria Farini Concept
Si nasconde qualcosa di ancestrale e archetipico nella ricerca artistica di Marinella Galletti che, attraverso il suo ricorso all'arte riporta in auge uno studio che affonda le radici in un universo illotempore. Mediante un gioco - mi si lasci passare il termine – di relazioni e reciprocità, la Galletti apre ad una orchestrazione di scambi che si basano sulla modularità, che Ella ha scelto come uno dei linguaggi formali prediletti.
Ne è un esempio l'opera che l'artista emiliana presenta in Galleria Farini Concept, in occasione della XII Collettiva Internazionale Arte a Palazzo – Nel segno del contemporaneo, intitolata CorolleGiganti – Vita Eterna. Si tratta di una composizione dipinta su moduli in cartone che vanno a formare una colonna metaforicamente simile ad uno stelo, ad un tronco sul quale fioriscono grandi corolle, emblema di un perpetuo ciclo vitale. In verità l'opera CorolleGiganti non è che una delle tipologie di linguaggi a cui la Galletti si affida, accanto alla narrativa e alla poesia, in una commistione che si fonde per giungere ad un più ampio universo, quello dell'arte terapia, in un curriculum molto trasversale che oscilla tra l'arte visiva e la didattica, passando per la scrittura e le performances. Una riflessione imperitura, in grado di focalizzarsi sulle più variegate dinamiche dell'arte e del suo ruolo nella società di oggi, dallo stadio educativo a quello fruitivo. Uno sguardo plurimo, quello di Marinella Galletti, che si accompagna alle varie professionalità a cui lei si lega nel proprio quotidiano.
L'opera qui proposta si affida ad un missaggio tra istanze del poverismo – per i materiali semplici utilizzati – e ad un sintetismo stilistico che cerca nell'essenzialità la propria reale dimensione, in cui caducità e rinascita si rincorrono simbolicamente mentre i moduli in materiale di riciclo crescono in una sorta di diramazione, vanno verso l'alto, idealmente, in maniera infinita. Simmetria, diarchia tra divisione e unione, valore spaziale, sono i termini concettuali a cui si affida la fenomenologia di un'opera come quella in questione, che non è una scultura, quanto, piuttosto un'installazione che ha nella sua precarietà e nella sua intima leggerezza qualcosa che sottende ad una forma sensibile ed emblematica. I tre grandi fiori sembrano sbocciare negli occhi di chi osserva, come se si trattasse del risultato di una fotografia scattata in modalità macro; ci sente come avvolti dalla forza dei colori dei petali, come se ne fosse evocato anche il profumo, investendo, in tal modo, la figurazione di quella che potrebbe essere una imago di valore collettivamente riconoscibile e sinesteticamente comprensibile.
Una ricerca pittorica che si rivela latrice di percezioni sensibili tanto personali quanto universali, che dall'impatto visivo e fenomenologico toutcourt, virano in direzione di una speculazione ontologica più sottile e complessa che si (ri)costruisce attraverso la modulazione dell'immagine che l'artista mette in scena, così come accade nelle sue opere narrative. La verticalità insita nell'opera Corolle Giganti – Vita Eterna, dà l'impressione di inserirsi in una sorta di spazio all'interno del quale qualcosa di nuovo può germinare, crescere con la leggerezza di un fiore. La medesima verticalità che scende, scava, fin negli abissi dell'animo umano, sin nelle viscere emozionali e dalle quali risale, tendendo all'alto, alla luce, quella della vita riconquistata. In tale installazione va, naturalmente, ricercata anche un'eziologia che pedagogicamente si riallaccia al lavoro che l'artista svolge attraverso la didattica educativa e l'arte terapia.
Da un punto strettamente tecnico, ritroviamo fiori che si rifanno a stilemi che ricordano, in particolare, i papaveri dipinti da Emil Nolde negli anni '20 del Novecento, che alle prime enfasi dell'Espressionismo diede grande vigore.