Prefazione di Marinella Galletti a Niccolò Machiavelli (1465-1527). Il principe di Paolo Pratesi
Collana Saggistica ROMANITAS
Paolo Pratesi
Niccolò Machiavelli (1465-1527). Il principe
Prefazione di Marinella Galletti
ICI Edizioni, 2016, Istituto Italiano di Cultura di Napoli diretta da Roberto Pasanisi- ISBN 88-89203-69-2
Niccolò Machiavelli di Paolo Pratesi è uno studio per la messa a fuoco della passione, dell’energia teoretica del diplomatico fiorentino e stratega militare, e della ‘fortuna’ che la sua opera cardine, Il Principe, incontrò nella sua epoca, il Rinascimento maturo, riscontrandosi in essere nell’ ‘animo’ delle ‘personalità machiavelliche’ ‘per natura’ e/o per i concetti contenuti acquisibili e riferiti ad essa.
La ricerca si sviluppa attraverso un’ indagine strutturata, sostanzialmente, su tre trattazioni di fondo, a cominciare dal contesto sociale e territoriale in cui Machiavelli si forma culturalmente e politicamente; per passare all’ analisi antologica de Il Principe; e procedere infine sulle orme della celebrità e degli effetti che l’opera ebbe sui re e sulle regine d’Europa. Un’indagine serrata che giunge al culmine nell’analisi dell’operato di Enrico VIII e di Caterina de’ Medici. Il libro si apre sullo sfondo dei luoghi che fecero della Firenze dell’epoca il giardino della Cultura Rinascimentale: la villa “l’Albergaccio” dove Machiavelli, all’ epoca ambasciatore a servizio dello Stato di Firenze, darà inizio, nel 1513, alla sua opera fondamentale De principatibus. Dalla fitta trama ricostruttiva della personalità machiavellica basata su stringenti documenti storici, l’autore visualizza rapidamente il giardino dei Marchesi Rucellai, presso Santa Maria Novella, dove gli studiosi umanisti si incontravano: «Il giardino esiste ancora: vasto, ombroso, segregato dal mondo esterno per mezzo di un alto muro [...]»; per chiudersi a Trento, con il Concilio che nel 1559 impose l’iscrizione delle opere dell’autore del Principe fra i libri proibiti da parte di papa Paolo IV. «Le opere di Machiavelli che non scandalizzavano la Chiesa di Clemente VII, ora venivano ripudiate dalla rinnovata Chiesa Tridentina».
Il testo è incisivo e sempre diretto agli aspetti tecnici dell’ opera Il Principe, nonché alla dialettica fra società e poteri economici e politici osservati da Macchiavelli, o a lui contemporanei. L’ autore mette in luce la concezione di Stato nazionale in Machiavelli passando in rassegna «[...] i fatti che hanno dimostrato come i principati si conquistano, si consolidano o si perdono usando la violenza, oppure la falsa benevolenza nei riguardi dei sudditi». Oltre ad essere un’importante testimonianza storica, il libro rappresenta una chiave di lettura per collocare simultaneamente i protagonisti di un’epoca in cui le vicende dei decisori, papi, politici, principi, signori, bancarî e mercanti si palesano trasversalmente ad azioni barbare, incivili, o cospirative, sullo sfondo dell’Umanesimo e della sublime arte di Botticelli, del Ghirlandaio, o di Filippo Lippi, solo per citare alcuni degli artistichiamati alla corte dei papi, dei Borgia, degli Sforza, dei Medici. Dei 26 capitoli di cui è formata Il Principe, l’autore ne esamina alcuni, quelli più discussi, dai quali far emergere «[…] le qualità desiderabili che devono essere peculiari del sovrano nell’arte di governare». I valori discussi nel libro interessano in modo particolare ‘la fortuna’, che per Macchiavelli «come la forza misteriosa, in modo capriccioso, guida le vicende degli uomini [...]. La fortuna è donna e, in quanto donna, [...] è amica dei giovani che la sanno dominare».
E numerose sono le figure femminili che rappresentano «le qualità desiderabili» e gli interessi del Principe, documentate attraverso vicende caratterizzanti le relazioni familiari e di potere, o le relazioni dirette e/o indirette delle protagoniste con Niccolò Machiavelli. Quelle donne, principesse, consorti, sovrane, feudatarie, parenti di papi e di cardinali, da Caterina Sforza a Caterina de’ Medici, attive nella società politica del Rinascimento, organizzano corti e accademie, governano come reggenti, partecipano alla lotta politica, sono alla testa di piccoli eserciti, a dimostrazione del nesso esistente tra le donne e i ruoli, e i giochi di potere, dell’aristocrazia rinascimentale, al pari degli uomini. Chiave di lettura di tutte le vicende storiche ricostruite sono le famose parole dell’autore: «Il rapporto tra politica e morale è che devono essere del tutto separate», per dirla secondo la celeberrima e ininterrottamente discussa posizione di Nicolò Macchiavelli.