Segno Suono Cifra Traccia - Può una composizione musicale comparire come una serie complessa di suoni assimilabili ad oggetti palpabili. La più astratta delle arti, la Musica, diventare concreta, in quanto tramite di una evoluzione creativa con le Arti, e renderci partecipi fruitori per vie multisensoriali.
L’ itinerario musicale si apre ed è scaturigine sonora di precise strutture timbriche che si sostanziano assumendo forma di cifra personale, “disegnata” più volte, fino all’ ottenimento delle moltissime singole cifre/suono che ne caratterizzano l’ estensione. Una sorta di continuo perfezionamento del segno/suono e suo adattamento. Le singole cifre si offrono a molteplici letture: come alfabeto della parola “parlata”, subito scritta, resa concreta, divenuta oggetto. Compiono movimenti e metamorfosi nello spazio e nel tempo. Le percepiamo in quanto “strutture” udibili, e ci sembra di poterle vedere e toccare. In quanto “oggettive”, lasciano una traccia “permanente”, ma non potremmo dire con certezza quali “oggetti” siano. Infine, le ri-vediamo “specchiate”, tramutarsi in immagini univoche. E’ lo “specchio” ad alludere che tali immagini siano simbolo del suono diffuso e “realmente” capaci di “percorrere strada”.
Strutture sonore che ci appaiono nella loro nitidezza, ad una, ad una: le note raccontano le esperienze molteplici della storia della Musica e talvolta crediamo di riconoscerne qualcuna. Attraverso di esse, ritroviamo la memoria, la nostra memoria e ci avvaliamo della nostra esperienza per comprendere il significare di specchio asimmetrico, le molte fonti d’ ispirazione. Ciò che ci appare riconoscibile per qualche istante, ben presto ci sfugge e restiamo ad ascoltarlo-guardarlo. Si allontana, allora, attendiamo che ritorni. Ed è così, non ci abbandona mai definitivamente perché, esplorando sonorità impensate e sorprendenti, il viaggio musicale tracima un solco misurabile per estensione, in cui inglobare gli adattamenti ai mutamenti delle forme del pensiero sonoro. E’ il suono-oggetto a compiere quest’ impresa mirabile. Nel momento in cui il segno/suono si offre all’ esperienza dei significanti, tra gli oggetti della realtà, tende a tramutare in significati gli oggetti stessi, ad assumerli su di sé, per poi raddoppiarli ed effonderli. Così, la qualità astratta della Musica, qui, tende ad evidenziare la sua componente matematica, perciò razionale, e pura prodotta dall’ intelletto. Più precisamente, geometrica, perché musica di significati-oggetto che a loro volta “suonano” occupando uno spazio parallelo. Più e più spazi musicali si aprono a numerose prospettive di “architetture” sonore “abitabili”.
Lo spazio atmosferico si apre ulteriormente e propone la doppia emozione allo specchio: una relazione dell’ effuso musicale con il corpo, la mente, la luce, lo spazio fisico. Atmosfera sonora e plastica tradotta in molteplici immagini. Luoghi rincorsi. L’ itinerario musicale dipanato come scrittura, materializzato come oggetto, inizia a correre, mostra il suo viaggio.
Singole cifre sonore, segno su segno, ben definite, circoscritte nella loro evidenza musicale. Cifre organizzate per schemi compositivi e narrativi al tempo stesso, a volte frammentati, indicano una possibile direzione “asimmetrica”, senza discostarsi della melodia d’ insieme che è data dalla complessità superiore, a cui si attiene, di dare forma allo spazio. Ogni nota è verosimiglianza con qualcosa che conosciamo, o forse no: rinvia ad altra traccia melodica, ma è tale la plasticità del segno/suono da ricondurci alla sua natura, al presente, a cui attribuire la capacità di raccogliere tutto un cosmo espressivo lucido e chiaro. E vorresti toccarla, prima di vederla, la cifra-segno che rende possibile costruire musica. Sono quindi oggetti anche i valori cui rinvia. Si plasmano nello strato atmosferico dopo aver impresso le articolate tracce del ritmo. L’ icona visiva, che è propria della cifra/suono, si accresce degli altri segni con i quali imbatterci, filtrate le impressioni uditive e “tattili” del suono a quelle visive dello schermo. E soprattutto comprendiamo lo schema intenzionale ricercato e voluto dal musicista di liberare tutte le immagini della complessità musicale.
Nell’ ampiezza della sonorità e della sua plasticità, singole figure musicali sono assimilate a segni visivi mentali, forse più traducibili in scritture che in immagini, perciò tendiamo a ri-conoscere le immagini “allo specchio” quale “causa” o “concausa” di quegli stessi segni visivi, come un richiamo, una rievocazione. Per ritrovare, infine, nella sorgente, lo strumento, la dinamica che “ingloba” i suoi stessi segni/suoni e poi li libera in un effuso di melodie autentiche, autonome e consapevoli della propria libertà d’ azione musicale. Allo specchio, le immagini singole alternano il rovescio, talvolta un vuoto, o giochi di luce. Poi giunge altro rovescio, già pronto a parlarci ancora della necessità di accertare la realtà. La realtà sovra-sensoriale della musica o del luogo-dei luoghi da noi abitati, che straordinariamente coincidono. Un’ esigenza di accertare la veridicità degli spazi della realtà in cui abitiamo, attesa con la verità dell’ Arte.