"Angelofanie" è un esprimersi di energie vaganti filtrate nelle forme delle "apparizioni" catturate sugli schermi bianchi delle superfici delle tele (o della mente).
L’angelo è posto all’interno di un pensiero multifunzionale attorno la riflessione sui metodi di conoscenza del sé che l 'Umanità ha inventato, colto, tradotto, tramite il respiro della Natura, i segni dell'Aria, la ricerca della Parola condivisa e dello Spirito, così come nel Mito, nell'Arte, nel Racconto e nella tragicità della Storia.
Una sintesi antropologica di tali riflessioni vede nella pervasione del principio vitale, del respiro, e dell’angelo in tutte le cose, la ragione propria dell'esistenza umana inglobata nella relazione fra terra e cielo. Angelo in quanto entità psichica, motore di ogni singolo dato legato all'esperienza umana, pulsione, ed elemento vivente terreno.
Un punto di vista messianico, la funzione dell' Angelo quale messaggero, maestro spirituale, o angelo custode, non passa in secondo piano, è posto in relazione a quegli episodi biblici o mitologici presenti nell'iconografia angelica, nella storia dell'arte, e talvolta citati nella mia ricerca.
In Scivolon Blues (MONOANGELI), gli angeli appaiono accidentalmente e coincidono con gli "adattamenti", "andamenti"di abitanti di un luogo terreno "comune", per divenire assimilazione di aspirazioni umane. L'attesa e la speranza di ognuno di trascendere la propria qualunque esistenza, tanto che la "via" dell'angelo appare come risorsa e bellezza, guadagno ultraterreno. Al tempo stesso, la “vita celeste” dell' angelo vanifica a fronte di tanta attesa per diventare identicamente "terrena": umano e angelico specchiati in un unico schermo, come nel trascorso di un film sulle note del blues.
In Rifranti (IPERTESTI), gli angeli sono citazioni da Michelangelo, Caravaggio, Raffaello, o Simone Martini. Per il solo fatto di essere “apparsi”, gli angeli, in “quello” straordinario modo rappresentato dai grandi artisti, esistono. Quelle raffigurazioni sono entrate nella nostra memoria ed esistono nella psiche collettiva. Si rifrangono in ulteriori presenze fatte di contaminazioni di molteplicità di immagini di ricordi e altri vissuti, o in immagini culturali e interdisciplinari, in quanto sempre ci parlano tra i cieli e gli specchi della realtà.